BREVE STORIA DELLA CITTÀ DI BENEVENTO

Le Streghe di Benevento

Nulla in Italia è più antico di Benevento che secondo le leggende locali fu fondata da Diomede”

Annotava nel 1958 lo scrittore londinese Edward Hutton, innamorato della città e di tutto il Mediterraneo. Passeggiare tra le sue strade, infatti, significa viaggiare tra le diverse stagioni della storia, immergersi in un’atmosfera unica e irripetibile tutta da scoprire.

La città è attraversata da due fiumi, il Sabato e il Calore, ed è caratterizzata da un’incantevole paesaggio collinare su cui si eleva la “bella dormiente del Sannio”, catena montuosa che ricorda una donna distesa.

La leggenda vuole che la città sia stata fondata dall’eroe greco Diomede, amico del grande Odisseo, che le donò le zanne del temibile cinghiale caledonio, oggi simbolo della città, e rappresentato  in un bassorilievo sulla facciata orientale del Duomo e sullo stemma civico.

 

I primi abitanti furono i Sanniti che, a causa del loro desiderio di espansione, entrarono presto in conflitto con Roma. I Sanniti batterono i Romani infliggendo loro l’umiliazione delle Forche Caudine, ma nel 295 a.C la capitale del Sannio dovette piegarsi alla potenza romana.

Sotto Augusto acquistò il titolo di “Colonia Iulia Concordia Augusta Felix Beneventum” divenendo  tappa preferita dagli imperatori  per le soste durante i loro viaggi.

Con la fine dell’Impero romano d’occidente, Benevento fu occupata dai  Goti e dai Longobardi, che vi rimasero cinquecento anni lasciando segni indelebili sul territorio: la Cinta Muraria, Port’Arsa, la Chiesa di Santa Sofia con l’attiguo monastero e chiostro benedettino ed il Sacrum Palatium.

Mentre la Longobardia maior con capitale Pavia cadde nel 774 d.C., il ducato di Benevento, detto Longobardia minor e divenuto Principato, resistette fino all’invasione normanna per poi passare, nel 1077, sotto la dominazione pontificia che durò quasi ininterrottamente fino all’Unità d’Italia. La Chiesa, infatti, ne fece una vera e propria isola nel meridione per circa ottocento anni, fino all’unità d’Italia.

Un passato fatto di luci ed ombre, realtà e leggende che per fortuna è stato molto generoso ed  ha regalato alla città un patrimonio culturale di primissimo livello.

Simbolo per eccellenza è l’Arco di Traiano, che risale al 114 d.C., e fu realizzato per celebrare il completamento di una variante dell’Appia e il trionfo di Traiano sui Daci; poco lontano i resti dell’anfiteatro romano che risale al I secolo d.C., epoca dell’imperatore Nerone, le Terme e i resti del tempio di Iside, di epoca dioclezianea.

Ricordiamo l’imponente Rocca dei Rettori, costruita sul punto più elevato del centro storico; era in origine una delle sette porte della città, e divenne poi fortezza longobarda e infine sede del governo pontificio, e il Duomo sorto nel 780 d.C. e principale luogo di culto della città.

Altra opera di valore inestimabile è il complesso monumentale di Santa Sofia che il 25 giugno 2011 è stata ammessa nella World Heritage List dell’UNESCO permettendo alla città di Benevento di entrare a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Sorta nel 762 d.C per volontà del duca Arechi II e completata nel XII secolo con l’aggiunta di un magnifico chiostro arabeggiante, la chiesa rappresenta una delle opere più significative dell’architettura longobarda: ne rappresentava anzi la cattedrale italiana.

Nell’antico monastero benedettino adiacente a Santa Sofia è ospitato il Museo del Sannio, che dal 1929 raccoglie reperti archeologici preistorici, greci e romani oltre ad una sezione numismatica e una pinacoteca con opere di numerosi artisti moderni e contemporanei.

Immancabili in Benevento le opere di Mimmo Paladino, protagonista della Transavanguardia italiana e creatore dell’ Hortus Conclusus, un luogo segreto e protetto, dove i visitatori, come isolati dal mondo, possano avvicinarsi a Dio tramite la meditazione e riscoprire viaggiando con la memoria il proprio passato e quindi se stessi. La città delle streghe e del noce magico, di Diana e Iside, è l’unico e misterioso punto di contatto tra Nord (cultura longobarda) e Sud, tra Oriente e Occidente nel Meridione più misterioso e ammaliante.

Anche se il teatro fu inaugurato nel 126 sotto Adriano, recentemente sono emerse sotto di esso strutture sepolte da un'alluvione avvenuta nel I secolo d.C.: si suppone quindi che sia stato costruito sui resti di un edificio anteriore. Un'iscrizione rinvenuta sul pulpitum ricorda l'istituzione da parte di Adriano della carica di curator per la costruzione dell'edificio. Un'altra base onoraria, rinvenuta nel dicembre del 1938, dedicata dalla Colonia Beneventana a Caracalla, erede designato del padre Settimio Severo, con il titolo di Cesare, ha fatto supporre restauri o rifacimenti databili tra il 198 ed il 210. Abbandonato in epoca longobarda, il teatro fu parzialmente interrato e utilizzato come fondazione per abitazioni.

Gli scavi del teatro e l'abbattimento delle case che vi erano state sopra costruite furono progettati a partire dal 1890, ma effettivamente realizzati solo a partire dal 1923, per opera di Almerico Meomartini. Interrotti in seguito al terremoto del 1930, furono ripresi nel 1934 con l'esproprio dei fabbricati sovrastanti e il teatro riportato in luce venne consegnato nel 1938 alla Soprintendenza. I lavori continuarono dopo la seconda guerra mondiale; il monumento venne riaperto al pubblico nel 1957. Nel 1990 si svolse la puntata finale di Miss Italia di quell'anno e nel 2001venne utilizzato come luogo dove trasmettere il Festivalbar 2001.

Vicinissimo all'arco di traiano (a cui deve il suo nome in quanto l'arco in epoca longobarda fu inglobato nella nuova cinta muraria diventando porta “aurea” della città), ne fanno parte l'ex chiesa di s. Ilario a port'aurea, edificio altomedievale, ed i resti di un complesso edilizio d’età imperiale (ii secolo d.C.) con testimonianze di una preesistenza archeologica.

La chiesa di s. Ilario, sorta tra la fine del vii e la prima metà dell’viii secolo, è costituita da un’aula absidata in due campate leggermente disuguali, mentre la copertura dell’esterno è formata da due tiburi separati con tetto a padiglione. Ad essa fu poi aggiunto un convento, di cui sono visibili alcuni resti; degne di nota sono le cisterne ed i pozzi per la captazione dell’acqua.

In età tardoantica il complesso fu abbandonato e solo una parte fu recuperata ed inglobata in nuove strutture murarie per una probabile utilizzazione di carattere militare o comunque difensiva. Esso subì danneggiamenti, durante il terremoto del 1688, che lo resero inutilizzabile e la chiesa, dopo la sconsacrazione, fu adibita a casa colonica.

Nel 1974 la provincia di benevento acquistò il complesso e, dopo il restauro della chiesa avvenuto grazie alla cooperazione tra soprintendenza archeologica, provincia di benevento e comune capoluogo, l'8.12.2004 è stato inaugurato il museo dell'arco all'interno della ex-chiesa.

Esso, attraverso un video multimediale, si propone di raccontare le imprese militari ed il programma dell'imperatore traiano rappresentati nei rilievi che ornano l'arco di traiano.